DEVI AVERE PIÙ POLSO CON I POLSI!
Continuo a pensare ai polsi…
«Non riesco a tenere le ginocchia morbide. Continuo a pensare ai polsi. Ho paura di non avere… abbastanza polso con i polsi» afferma lo sfortunato Signor Dave “Wallace” nel divertente racconto del 1966 scritto da John Updike, racconto breve intitolato: “Il maestro”.
In effetti, al di là delle fisime o delle battute di spirito pronunciate dal personaggio in questione, è altresì vero che questa parte del corpo riveste una certa importanza nella creazione dello swing e nella possibilità di massimizzare la gittata del colpo.
A livello tecnico i polsi dovrebbero iniziare a caricarsi in maniera spontanea nel backswing, non appena l’azione di slancio del take away ha prodotto una velocità della testa del bastone che comincia a superare di molto la velocità delle mani, in modo tale che le articolazioni in questione siano per forza di cose costrette a flettersi su loro stesse. Di solito questo gesto ha inizio nel momento in cui le mani del golfista si trovano di fronte alla coscia destra nel corso della salita, tuttavia questo principio di base non implica che non possano esistere talune preferenze o personalizzazioni.
Polsi particolari…
Storicamente vi sono stati infatti giocatori che hanno preferito caricare i polsi piuttosto in anticipo nel backswing, come ad esempio il grande asso spagnolo Severiano Ballesteros; [1] oppure, al contrario, abbiamo assistito ad altri golfisti che hanno optato per metterli in azione molto più in ritardo, come tra gli altri lo statunitense Davis Love III. E infine, perché no, c’è addirittura chi ha considerato un buon momento per massimizzarne l’azione nientemeno che l’inizio del downswing, com’é il caso del nostro italianissimo Edoardo Molinari.
Insomma, prima o dopo i polsi vanno in qualche modo caricati, e questo poiché sarebbe davvero deleterio rinunciare ai benefici apportati dalla loro azione.
Una palla più lunga, più alta, con una maggiore energia e con un angolo d’atterraggio più pronunciato nei colpi corti, sono solo alcuni degli effetti immediatamente riscontrabili non appena si risveglia un’azione che magari è stata inibita per anni.
È inoltre vero che il loro caricamento viene ulteriormente massimizzato attraverso quello che è stato definito come il lag di inizio downswing, ma qui si entra in un ambito un po’ troppo tecnico e che non è il tema principale di questo articolo.
D’altronde è meglio agire per gradi e partire dal migliorare inizialmente una buona azione di salita, per poi prendere confidenza col gesto ed essere via via più decisi e pronti ai successivi cambiamenti.
Questo ce lo insegnano bene ancora il nostro Signor Wallace e il suo maestro:
«Con calma, signor Wallace. Quella pallina non intende andarsene da nessuna parte da sola, così che fretta ha?»
«Voglio suonargliele di santa ragione, a quella bastarda» dico io. Mi ci sono volute duecento lezioni per raggiungere un tale livello di franchezza.
Eh sì, talvolta un po’ di autentica e liberatoria franchezza Ci Sta!
[1] https://youtu.be/WxkdMIViGPs?si=QAlSjXGepjaW74jI
Bibliografia:
– John Updike, Sogni di golf, Guanda, 1998
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