COME IMPARARE (DAVVERO) LO SWING!
LO SWING! Croce e delizia per alcuni maledizione per altri…
Non sarebbe bellissimo se ci fosse qualcuno, o magari una formula collaudata, un iter, un protocollo affidabile grazie al quale imparare a produrre uno swing efficace e nel minor tempo possibile, magari in maniera ripetitiva e duratura?
A tal proposito – come spesso capita dinanzi a questo genere di quesiti – a tale domanda si contrappongono subito due generi di notizie, ovvero: una buona e una cattiva.
Partiamo dalla buona: ebbene sì, un protocollo, una sequenza di apprendimento per migliorare in modo più veloce ed efficace esiste e – aspetto da non trascurare assolutamente – si tratta di un protocollo attuabile da tutti i giocatori.
Esiste però anche un’altra notizia dicevamo, una cattiva notizia, ovvero: vi sono soluzioni corrette, ma non soluzioni immediate. Finché non si comprende appieno la differenza tra il “faticoso” e il “difficile”, allora è assai improbabile raggiungere un miglioramento reale e che possa definirsi tale. Forse avrete già capito che le soluzioni agevoli (quantomeno nel golf) non esistono. Se il vostro intento è quello di imparare e di migliorare senza metterci del vostro, un impegno personale e attivo, allora questo articolo non fa per voi. Se invece, al contrario, sostituite la parola “difficile” (che già sa di alibi) con quella di “impegnativo” (che invece vi responsabilizza) allora siete certamente sulla buona strada per migliorare e state coltivando un’attitudine molto più corretta.
Il segreto di pulcinella!
Ma è giunto a questo punto il momento di rivelare il grande segreto che, come per la maggior parte delle grandi rivelazioni, altro non è che un segreto di Pulcinella.
Ma prima un’ultima considerazione (non mi odiate, vi prego!)
Soffermiamoci allora ancora un minuto su questa breve digressione: una celebre frase di Voltaire recita: “La perfezione è nemica del bene”; a questa aggiungiamoci il titolo di un libro di Bob Rotella, ovvero: “Il golf non è il gioco della perfezione”, e meditiamo poi ancora sul lavoro del terapeuta Giorgio Nardone e su quelle che egli definisce essere le: “Psicotrappole” del pensare e dell’agire, e per il quale: “L’intelligenza non ci aiuta, la cultura non ci salva”.
A tutti gli effetti quasi tutti noi siamo dominati dall’aderenza ai principi del perfezionismo e a quello della supremazia dell’aspetto cognitivo su ogni altro talento dell’essere umano.
Risolvere un problema di matematica e tirare un calcio di rigore sono azioni che necessitano di processi differenti per essere espletate, e attuare la modalità di risoluzione della prima attività per risolvere la seconda non può che condurci a una terribile empasse.
Per chi come molti di voi (e come me!) è un perfezionista e ricerca l’eccellenza, l’idea di “lasciare andare” può risultare davvero molto molto faticosa!
Attenzione però: lasciare andare, essere più naturali e non “pensarci troppo” NON equivale assolutamente a fare le cose malamente ma, anzi, a farle molto meglio, avendo uno swing più preciso e redditizio, e finalmente anche libero dai troppi pensieri.
Ciò ribadito ecco allora che il modo nel quale dobbiamo iniziare a lavorare al nostro swing è piuttosto articolato in queste quattro fasi: 1. Comprendere; 2. Individuare; 3. Lavorare; 4. Ricontestualizzare.
Vediamole nel dettaglio:
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COMPRENDERE che “lasciare andare” il voler controllare e capire tutto non equivale assolutamente a fare le cose malamente ma, anzi, a farle molto meglio. Meno testa quindi, e piuttosto più corpo, più feedback, propriocezione, sensazioni;
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INDIVIDUARE – grazie ai consigli di un esperto del mestiere, di un professionista e maestro PGA – gli errori sui quali è necessario lavorare, estrapolandoli dal contesto dello swing;
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LAVORARE sulle parti indicate con appositi esercizi e sensazioni;
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RICONTESTUALIZZARE il tutto, riportando la parte dello swing “curata” all’interno di quello che è il vero scopo del movimento, ovvero: “lasciare oscillare il bastone, indietro e avanti, alla massima velocità e attraverso la zona d’impatto, senza troppi pensieri”.
Nel link a fondo pagina ecco dunque un esempio di: 3. LAVORARE…
E questo invece è un esempio di 4: RICONTESTUALIZZARE…
È questo un articolo un po’ criptico se vogliamo, ma che tuttavia non è difficile, bensì impegnativo.
Buon lavoro sul vostro swing!
Bibliografia:
- Bob Rotella, “Il golf non è il gioco della perfezione”, Caissa, 2022
- Giorgio Nardone, “Psicotrappole”, Ponte alle Grazie, 2018
I libri di Stefano Ricchiuti disponibili su amazon!
Vi ringraziamo come sempre, per il vostro supporto e se anche voi amate il nostro fantastico sport, venite a parlarne e approfondirlo commentando i nostri video.
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Autore
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Ricordo che quando ero bambino irridevo chi si dedicava al gioco del golf, così per come lo potevo osservare in televisione in quelle prime e rarissime trasmissioni condotte dai veri precursori mediatici del nostro sport in Italia. Poi passò qualche anno e, rivedendo casualmente quegli strani movimenti sul piccolo schermo, improvvisamente, così, dal nulla, rimasi folgorato. Più che di un colpo di fulmine si trattò di un vero e proprio colpo di golf, o perlomeno di alcune mie prime fantasie a riguardo, di me che ad esempio tiravo un ferro medio dal centro di un qualche fairway, producendo una palla con un leggero fade che poi atterrava dolcemente sul green, sparendo in quella lontana buca segnalata dall’asta e dal garrire del suo drappo purpureo. Non ho mai giocato a golf per hobby, questo va detto: da quel fatidico giorno decisi che avrei voluto diventare un professionista, e che mi sarei allenato anche fino allo sfinimento per riuscirci. Il caso ha voluto che il quarto e ultimo giorno della famigerata prova per essere ammessi alla Scuola Nazionale Professionisti ritrovai nel mio terzetto proprio il mitico Andrea Benassi, ragazzo che ai tempi conoscevo molto poco. Quel giorno, ricordo, non c’era molto tempo per sorridere, proprio poiché la tensione e la posta in palio si davano da fare per divorare la tempra dei vari giocatori. Eppure, dopo anni, eccoci qui! Per ciò che riguarda la mia carriera da professionista e da insegnante mi verrebbe per prima cosa da ringraziare le infinite e belle persone che ho incontrato lungo il mio percorso di crescita. Il fatto è che l’elenco sarebbe davvero troppo lungo, e il rischio di dimenticarne qualcuna troppo grosso. Personalmente cerco comunque sempre di farlo in privato, poiché doveroso. Su di me posso ancora dire di aver scritto tre libri sulla tecnica e sull’aspetto mentale del golf, avendo la fortuna di essere stato pubblicato in due occasioni dalla casa editrice di sport più importante in Italia. Con tutti e tre i manuali ho potuto raggiungere il primo posto in classifica tra i 100 bestseller di settore su Amazon, e per uno di essi (ovvero per: “I 50 migliori esercizi per un grande golf”) ho ricevuto la menzione speciale da parte del CONI, del Presidente Malagò e del Presidente della FIG Franco Chimenti, evento che in settant’anni non era mai accaduto a un testo sul golf ed onore che in passato aveva riguardato protagonisti e penne famose del giornalismo, come quelle di Faustino Coppi e di Gianni Clerici. Sono stato opinionista e ospite in alcune trasmissioni televisive e radiofoniche, ho gestito per tre anni un campo in Piemonte, e nel corso della mia carriera ho aiutato più di un allievo nel proprio percorso di passaggio al professionismo. Ritengo da sempre questo sport come una scuola di vita: la più frustrante ma magnifica esperienza che si possa provare.
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Ricordo che quando ero bambino irridevo chi si dedicava al gioco del golf, così per come lo potevo osservare in televisione in quelle prime e rarissime trasmissioni condotte dai veri precursori mediatici del nostro sport in Italia. Poi passò qualche anno e, rivedendo casualmente quegli strani movimenti sul piccolo schermo, improvvisamente, così, dal nulla, rimasi folgorato. Più che di un colpo di fulmine si trattò di un vero e proprio colpo di golf, o perlomeno di alcune mie prime fantasie a riguardo, di me che ad esempio tiravo un ferro medio dal centro di un qualche fairway, producendo una palla con un leggero fade che poi atterrava dolcemente sul green, sparendo in quella lontana buca segnalata dall’asta e dal garrire del suo drappo purpureo. Non ho mai giocato a golf per hobby, questo va detto: da quel fatidico giorno decisi che avrei voluto diventare un professionista, e che mi sarei allenato anche fino allo sfinimento per riuscirci. Il caso ha voluto che il quarto e ultimo giorno della famigerata prova per essere ammessi alla Scuola Nazionale Professionisti ritrovai nel mio terzetto proprio il mitico Andrea Benassi, ragazzo che ai tempi conoscevo molto poco. Quel giorno, ricordo, non c’era molto tempo per sorridere, proprio poiché la tensione e la posta in palio si davano da fare per divorare la tempra dei vari giocatori. Eppure, dopo anni, eccoci qui! Per ciò che riguarda la mia carriera da professionista e da insegnante mi verrebbe per prima cosa da ringraziare le infinite e belle persone che ho incontrato lungo il mio percorso di crescita. Il fatto è che l’elenco sarebbe davvero troppo lungo, e il rischio di dimenticarne qualcuna troppo grosso. Personalmente cerco comunque sempre di farlo in privato, poiché doveroso. Su di me posso ancora dire di aver scritto tre libri sulla tecnica e sull’aspetto mentale del golf, avendo la fortuna di essere stato pubblicato in due occasioni dalla casa editrice di sport più importante in Italia. Con tutti e tre i manuali ho potuto raggiungere il primo posto in classifica tra i 100 bestseller di settore su Amazon, e per uno di essi (ovvero per: “I 50 migliori esercizi per un grande golf”) ho ricevuto la menzione speciale da parte del CONI, del Presidente Malagò e del Presidente della FIG Franco Chimenti, evento che in settant’anni non era mai accaduto a un testo sul golf ed onore che in passato aveva riguardato protagonisti e penne famose del giornalismo, come quelle di Faustino Coppi e di Gianni Clerici. Sono stato opinionista e ospite in alcune trasmissioni televisive e radiofoniche, ho gestito per tre anni un campo in Piemonte, e nel corso della mia carriera ho aiutato più di un allievo nel proprio percorso di passaggio al professionismo. Ritengo da sempre questo sport come una scuola di vita: la più frustrante ma magnifica esperienza che si possa provare.
Ci staaaaa………..!!!!! Bell’articolo e bellissimi i video di G. e B. gioco a golf da 45 anni ( con interruzioni) e oggi a 67 mi diverto ancora.
L’unica cosa che non mi piace molto e qui lo dico è il carattere (font) con cui scrivete gli articoli e con il quale sto scrivendo qui…………è veramente illegibile, quasi fastidioso. Meno questo che è bold, ma quello light dell’articolo è orrendo.
Ciao e grazie della critica costruttiva. Cercheremo un carattere che rimanga più leggibile ma che contraddistingua il nostro sito rispetto agli altri. Spero di incontrarti presto sui campi. Gigi
grazie per le belle parole e per il feedback! ne terremo conto!